GIULIO SPERANZA PHOTOGRAPHY
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BLOG

Stenopeika 45se2: un ibrido tra folding e banco ottico.

1/23/2018

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La StenopeiKa 45se2 folding camera, numero di serie #1 (prototipo), pronta allo scatto. Qui monta il Nikkor-W 210mm.
Un saluto amici appassionati di Grande Formato. Oggi vi presento una nuova fotocamera, la StenopeiKa 45se2, interamente progettata e prodotta in Italia, a Pistoia per la precisione, dalla StenopeiKa di Samuele Piccoli. Ma prima di iniziare sono doverose due premesse.
​
La prima è che ho la fortuna di essere colui che prova e analizza per primo i nuovi prototipi che va via via sviluppando la StenopeiKa. Insomma sono il tester ufficiale dell’azienda, e sono quindi legato da un rapporto professionale con la stessa. Detto ciò, vi assicuro che ho affrontato con totale onestà intellettuale la stesura di questa recensione, come d’altronde sono abituato a fare. La seconda è che quanto segue di basa sull’analisi di un prototipo. Come recita la targhetta metallica affissa sulla fotocamera, trattasi dell’esemplare con numero di serie #1. Da ciò consegue che piccole imprecisioni costruttive non saranno prese in considerazione, mentre mi concentrerò sul prodotto nel suo complesso, ed evidenzierò i difetti solo se chiaramente legati ad una mancanza progettuale di base. È chiaro che, data la mia funzione di tester, i difetti, piccoli o grandi che siano, sono già stati riferiti all’azienda che ne terrà conto nello sviluppo della macchina finale. In fin dei conti, la mia funzione è proprio questa! Ove possibile, vi renderò già conto di aggiornamenti del progetto ufficiale rispetto al prototipo.

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WISTA 45 Un’interessante ed economica folding all metal made in Japan.

1/4/2018

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La mia Wista 45D, con il Super-Angulon 90mm.
Iniziamo questo 2017 analizzando e commentando una fotocamera Grande Formato 4x5” che forse non ha ricevuto l’attenzione che merita: la Wista 45.

(foto Wista 45D)
​
La Wista è un’azienda giapponese che produce da vari decenni fotocamere Grande Formato. Prima di introdurre, all’inizio degli anni ’70, la Wista 45, l’azienda era nota per un altro apparecchio: la Rittreck-View, folding all-metal 5x7”, che godette di un discreto successo e si può ancora trovare su ebay a prezzi interessanti. Successivamente, come recita una vecchia pagina web sullo stesso sito dell’azienda, per rispondere alle richieste del mercato, soprattutto interno, di una fotocamera 4x5” orientata al ritratto su pellicola colore, l’azienda decise di introdurre, nel 1972, la Wista 45.

Qui occorre fare subito una precisazione. Esistono vari modelli di Wista 45, di cui uno, la Wista 45DX, è in legno e venne introdotta successivamente. In quello che segue io faccio riferimento invece ai modelli in metallo (N, D, VX, SP, RF ecc).

È interessante notare, innanzi tutto, come questa fotocamera sia stata progettata fin dall’inizio per la ritrattistica, che in quegli anni (’70) aveva virato sulle pellicole 4x5” a colori. Questo ci darà modo di commentare meglio quanto vedremo poi sul modello di cui sono in possesso (la D). Tutti i vari modelli, la cui descrizione in dettaglio esula dagli scopi di questo articolo, si basano sullo stesso progetto base.

Come potete vedere dalle foto, al cuore di questo progetto sta una solida struttura metallica, verniciata di nero, con inserti in materiale tipo simil-pelle che possono essere di colore vario (neri in questo caso). Nel complesso ricorda altre folding di concezione simile come la Horseman 45 o la Toyo 45aII (peraltro sempre giapponesi). La dimensione da chiusa è comparabile a quella di una Linhof Technika o delle altre fotocamere di questo segmento. Il peso è 2,9 kg. L’attacco per il cavalletto, dotato della sola filettatura piccola, si trova sotto la base (bed) della fotocamera (come nella Toyo 45).

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Scattare in Grande Formato a mano libera: limiti e possibilità.

6/27/2017

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Con il presente articolo intendo presentare la mia esperienza in merito all’utilizzo a mano libera delle fotocamere grande formato di tipo folding. In particolare, vi presenterò alcuni scatti, con relativi dati e considerazioni, realizzati con un apparecchio Linhof Super Technika IV 4x5” (10,2*12,7 cm), mentre non prenderò in considerazione in questa sede quei modelli di fotocamere grande formato realizzate espressamente per un utilizzo a mano libera (Gaoersi, Dayi, Cambo ecc) e quindi limitati in massima parte solamente a quello. Qui invece prenderemo in esame l’uso per scatti senza cavalletto di fotocamere di tipo folding, anche note come technical cameras, che normalmente possono essere adoperate per una vasta gamma di applicazioni, e trasportate con relativa facilità. Sono apparecchi solitamente completi di movimenti che permettono una gestione accurata della prospettiva e del piano di fuoco ma che alla bisogna, essendo dotate anche di mirino ottico e telemetro accoppiato alla lente in uso, possono diventare delle insospettabili fotocamere “point and shoot” senza cavalletto. Ovviamente con evidenti limitazioni, specialmente peso e ingombro, e quindi non certo la prima scelta nel caso in cui la necessità primaria sia la rapidità d’azione e la veloce ripetizione di scatti. Ma vi assicuro che godono di insospettabili qualità e possono dire la loro anche in questi casi.

Alcuni esempi di fotocamere di questo tipo sono la già citata Linhof Super Technika (il “super” sta proprio ad indicare la presenza del telemetro), diversi modelli della celeberrima Graflex, la Horseman VH-R e la Wista 45RF. Si tratta in tutti i casi di apparecchi che scattano su pellicole piane nel formato 4x5”, utilizzando i classici chassis per l’international back (tipo Lisco, Fidelity ecc.). Tutte in pratica sono state pensate per raggiungere il massimo della versatilità nell’ambito del grande formato, unendo la libertà e la flessibilità dei corpi mobili e della messa a fuoco con il soffietto alla compattezza e relativa leggerezza costruttiva, specie se paragonate alle più ingombranti e pesanti fotocamere a banco ottico classiche (monorail). Tutto ciò perché sono state progettate per un utilizzo sul campo (vengono anche definite “field” non a caso), rispetto ad una vocazione più da studio del banco ottico propriamente detto. Ed infatti uno dei campi originali di utilizzo nell’ambito della fotografia professionistica era quello del fotogiornalismo, per il quale venivano in larga parte utilizzate proprio a mano libera, eventualmente coadiuvate da grossi flash.

​Oggi ovviamente non vediamo più all’opera chi fa fotogiornalismo con questi apparecchi, ma le fotocamere di questo tipo ci sono ancora, anche attualmente in produzione (come la Linhof Super Technika), senza contare il florido mercato dell’usato. Quindi mi sembra doveroso presentarvi le mie impressioni su un modo d’uso del grande formato che ai più fa sorridere.
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Il sottoscritto alle prese con uno scatto a mano libera di un paesaggio montano. Fotocamera Linhof Super Technika IV 4x5" con mirino ottico multifocale e grip anatomico. L'ottica montata è un Nikkor-W 150mm.

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L'inverno 2016/17 in Abruzzo: analisi e considerazioni.

3/4/2017

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Con l'inizio della primavera meteorologica (1 marzo) si è ufficialmente conclusa la stagione invernale 2016-17 anche in Abruzzo. Vorrei analizzare, ovviamente con l'ausilio delle fotografie, l'andamento di questo periodo così turbolento che molto probabilmente passerà alla storia per l'indubbiamente tragico e assai emotivo disastro dell'Hotel Rigopiano, un singolo evento che, complice anche l'assordante bombardamento mediatico, ha finito con l'etichettare l'intera stagione come un inverno storico, da record, d'altri tempi per quanto riguarda freddo e neve. Falso? Non del tutto. Ma come ho scritto altre volte, mi interessa analizzare le cose partendo dai dati per poi cercare di dare un giudizio il più possibile onesto e non emotivo. Al netto di ciò che è successo, si possono trarre interessanti riflessioni dall'andamento di questa stagione, senza focalizzarsi troppo sul singolo evento e guardando le cose alla giusta scala, altrimenti corriamo il rischio di estrapolare un fatto locale e di estenderlo a scala nazionale o globale.
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23 novembre 2016, la dorsale tra il Monte Tremoggia e il Monte Camicia, versante NE (porzione meridionale della catena del Gran Sasso). Scatto realizzato su pellicola bianco e nero grande formato (4x5").
L'inverno meteorologico 2016/17 inizia il 1 dicembre dopo un autunno tutt'altro che freddo e soprattutto decisamente avaro di neve. Se escludiamo un paio di deboli irruzioni fredde dai Balcani, che portano a modesti accumuli nevosi, peraltro di brevissima durata, solo sui monti più orientali, Gran Sasso e Majella su tutti, succede poco o nulla. Così, come si apprezza dalla foto in alto, si arriva alla fine dell'autunno praticamente senza neve sui monti. Tenete conto che la cima più alta nell'immagine sfiora i 2500m, e al 23 novembre presenta solo alcuni modesti accumuli residui. Dicembre inizia senza grandi scossoni. Un solo evento perturbato, ancora dai quadranti orientali, imbianca nuovamente all'inizio del mese Gran Sasso, Majella e zone orientali del Parco Nazionale d'Abruzzo. Il resto dell'Appennino Centrale rimane abbastanza all'asciutto. La situazione prosegue nelle settimane successive e si arriva a fine mese con le montagne in condizioni quasi grottesche.

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Il progetto "We are our Eyes" presentato sul sito ufficiale della Linhof.

2/7/2017

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ITA

Con mia grandissima soddisfazione la serie di ritratti "We are our Eyes" è stata presentata sul sito ufficiale della Linhof, famosa azienda di Monaco che produce da oltre un secolo quelle che ritengo siano le migliori fotocamere grande formato al mondo. Le mie foto sono state pubblicate insieme ai progetti di fotografi di tutto il mondo che utilizzano Linhof per il loro lavoro. E fa onore all'azienda bavarese il fatto che la mia ricerca fotografica su noi stessi e sulla nostra identità sia stata realizzata con una fotocamera Linhof Technika III dei primi anni '50, ancora perfettamente funzionante dopo oltre 60 anni di carriera. Il mio progetto ovviamente continua con rinnovato vigore e nel ringraziare tutte le persone che finora si sono fatte ritrarre invito chiunque volesse entrare a far parte di questa serie e di vivere l'esperienza di essere fotografati con un banco ottico d'epoca a farmelo sapere. 

ENG

I'm proud to announce that my series of portraits "We are our Eyes" has been featured on the official Linhof website, among other works by worldwide photographers working with the famous cameras made in Munich. Take a look!

Sul progetto/About the project

This project is about humans identity. I love to shoot pictures of several subjects, from nature to landscapes and from cityscapes to architecture, but what I really look for in the great majority of my works is ascribable to humans. So, I’m interested in many kinds of human-modified nature and landscapes scenes as well as architecture and cityscape pictures. Therefore, since I believe that all, in our world, concern and depend from the human being, I decided, with this series, to point my attention on ourselves. I think that most of what we are is in our eyes, the most important element in our face, that define our identity. Moreover, I’ve found very interesting the way every person put oneself in front of the view camera. Most of them are not prepared and someway embarrassed, loosing the “forced” portrait look. Something about the character emerge, because I ask simply to look into the lens. Finally, they are all equal in front of the camera, without distinction based on work, class and so on. Of course this is an ongoing project. I know when it started but I don’t know how long it will last, perhaps for a very long time.
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Il Bioparco di Roma

12/26/2016

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Bioparco di Roma, l'area delle tigri.
Prima di Natale sono stato con la mia famiglia al Bioparco di Roma. Mancavo da tantissimo tempo, da bambino praticamente, ed ora che mio figlio è abbastanza grande la voglia di tornarci era tanta. Conosco strettamente più di una persona che ci ha lavorato o che è un vero esperto in materia di zoo. Questo, unito alla mia formazione scientifica, mi ha fatto sempre pensare che queste strutture siano importantissime per la formazione culturale delle persone e per la ricerca scientifica e la salvaguardia degli animali.
La cattività ovviamente non è una cosa sempre piacevole per lo spettatore. Ci sono persone, che a volte comprensibilmente e onestamente, atre superficialmente o in mala fede, sono apertamente contro gli zoo, li osteggiano ed evitano accuratamente di visitarli. Secondo me, come accade per gran parte delle vicende umane, bisogna accostarsi all'oggetto del nostro interesse con un occhio il più possibile privo di preconcetti, cercando di analizzare le cose e giudicarle a ragion veduta. Quella che segue è stata la mia esperienza durante una tiepida e umida giornata di dicembre.
La storia dello zoo di Roma, ora bioparco, inizia nel 1911. Avevo sentito di condizioni abbastanza precarie anni addietro e di un rinnovamento avvenuto in tempi recenti. Complessivamente ho trovato tutto in condizioni più che buone. È vero che alcune strutture sentono il peso degli anni e andrebbero rinnovate, ma tutto era molto curato e pulito con molti operatori al lavoro dentro e fuori gabbie e recinti. Alcuni ricercatori intenti a  raccogliere dati e qualche famiglia a spasso con i bimbi ovviamente molto emozionati. Mio figlio non ha fatto eccezione: vedere dal vivo i tanti animali che aveva passato ore ad ammirare sui libri, imitandone il verso, è stato emotivamente assai intenso ed importante per lui. Dobbiamo pensiare che spesso la visita dello zoo è l'unica occasione che la maggior parte delle persone hanno per vedere specie più o meno "famose" ed "esotiche", passaggio fondamentale per la formazione di una coscienza ecologista, specialmente nei più piccoli. Questo passa anche  per il confronto con la cattività, che va presa non come simbolo della prepotenza umana nello schiacciare e schiavizzare ai suoi voleri le altre forme di vita, ma come strumento attraverso cui esemplari già nati in altre strutture, o vittime di bracconaggio e commercio illegale, malati ecc possono vivere dignitosamente, aiutando la ricerca scientifica che attraverso lo studio cerca soluzioni per la salvaguardia delle specie minacciate.
Credo che un errore che si fa spesso è quello di attribuire agli animali sentimenti umani, che cioè scaturiscono dall'uomo e che, salvo atti di fede, non possiamo sapere se propri anche di altre specie. Così, se è indubbio che ci possano essere dei disagi per gli esemplari in gabbia, bisogna credere che siano affidati alle cure di personale competente, che ne garantisca al massimo la salute le condizioni di vita migliori possibili. Dire: "che aria triste che ha quel leone" è una cosa che non aiuta oltre ad essere razionalmente sbagliata. Bisogna capire che la salvaguardia del mondo animale e della natura in generale non può prescindere dal confronto con la specie umana. Eden e paradisi perduti non esistono praticamente più nel mondo e ovunque è solo con lo studio delle necessità delle singole specie, e con il rapporto con le le società umane che inevitabilmente convivono negli habitat naturali fondamentali alla sopravvivenza di queste, che passa il futuro degli ecosistemi della Terra. In questo gli zoo, ovviamente se gestiti responsabilmente, posso essere di grande aiuto.
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Il comprensorio sciistico di Monte Cristo - Campo Nevada (Gran Sasso)

12/20/2016

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Una fredda mattina di metà dicembre lungo quelle che erano le piste e gli impianti di Monte Cristo. Linhof Technika IV 4x5", pellicola Tmax100, lente Nikkor 150mm.
Vi presento questa volta alcuni scatti relativi all'ennesima storia italiana in cui investimenti sbagliati, speculazione e abbandono si intrecciano con gli innegabili cambiamenti climatici. Il tutto in un'area oggi Parco Nazionale: gli impianti sciistici di Monte Cristo e le strutture di Campo Nevada, sul Gran Sasso in Abruzzo.

Monte Cristo è una tondeggiante prominenza montuosa alta poco più di 1900m (1928m per la precisione), posta tra Campo Imperatore e il "Piccolo Tibet" d'Abruzzo, di cui rappresenta un po' la fine verso nord-ovest. Appena più a nord si trova il Monte Scindarella, che ospita gli impianti e le piste di Campo Imperatore. Tra i due, la depressione della Fossa di Paganica con i resti della fu iniziativa edilizia di Campo Nevada. La strada che porta da Fonte Cerreto verso Campo Imperatore lambisce queste realtà prima di portare i turisti verso il famoso altipiano e le cime maggiori del massiccio.

Sugli erbosi pendii di Monte Cristo intorno agli anni '70 del 1900 erano stati messi in opera alcuni impianti di risalita, alternativa più bassa e relativamente protetta rispetto a quelli di Campo Imperatore, spesso funestati dal vento e dalle tormente. Gli impianti a fune salivano da ovest fino alla piatta cima della montagna e permettevano la discesa sul versante settentrionale fino alla Fossa di Paganica dove, collegata all'attività sciistica, era stata costruita e quasi ultimata una struttura alberghiera (anzi due).
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La vista verso sud-est dalla cima di Monte Cristo, con il piano di Campo Imperatore, il Monte Camicia sulla sinistra e in primo piano il fu skilift che saliva dalla Fossa di Paganica.
È una piacevole mattina di metà dicembre quando mi metto in marcia per un'escursione esplorativa di quest'area. Sono già stato in passato alla Fossa di Paganica, ma questa volta voglio avere un quadro più complessivo, salendo anche alla cima di Monte Cristo. Come purtroppo sta succedendo sempre più frequentemente negli ultimi anni, siamo a metà dicembre e sui monti non c'è un filo di neve. Solo qualche chiazza residua dalla modesta nevicata di novembre. Seguo una carrareccia frequentata dal bestiame che d'estate popola numeroso questi pascoli e arrivo, dopo una bella fontana, in una zona pianeggiante da cui partivano tre degli impianti del comprensorio, con relative costruzioni di servizio. Tutto ovviamente in avanzato abbandono. In una delle strutture ci sono ancora i vecchi cartelli con i nomi delle piste. Con un po' di fatica raggiungo la cima del monte, dove la fanno da padrone cavi d'acciaio arrugginiti e il vecchio skilift che saliva dall'altro versante. Peccato perché la vista verso Campo Imperatore, il Monte Camicia e il "Piccolo Tibet" è magnifica e insolita. Mentre qualche nuvola supera la cresta della Scindarella, ora di fronte a me, scendo velocemente sul versante nord verso le evidenti strutture edilizie di Campo Nevada. Qui pare che i soldi siano finiti poco prima del completamento degli edifici, che oggi versano in precarie condizioni e sono la casa estiva dei pastori con relativi greggi di pecore. Non c'è che dire, questa speculazione edilizia era e rimane un vero pugno nell'occhio, troppo fuori luogo tra questi spazi magnifici che davvero sembrano appartenere al continente asiatico o al far west americano. Mentre rifletto un forte vento e qualche fiocco di neve mi spingono a tornare.

Che dire, un luogo sospeso, come spesso accade alle realtà abbandonate, tra quello che era, il precario riutilizzo attuale e quello che potrebbe essere. La bellezza della natura di questi luoghi non si discute ed  sotto gli occhi di tutti. Le tradizionali attività agricolo/pastorali sono ancora attive e i prodotti tipici sicuramente qualcosa su cui puntare molto. Il Parco Nazionale resta una realtà un po' secondaria, ma comunque di richiamo. Lo sci, si sa, è stato ed è ancora un mito foriero di grande sviluppo economico e benessere. Penso però che oggi bisogna fare i conti con la situazione climatica che indubbiamente non è quella di una volta e realtà come quelle di Monte Cristo difficilmente funzionerebbero senza innevamento artificiale. Progetti fantomatici di un recupero delle strutture e collegamento con gli impianti di Campo Imperatore ci sono, ma restano solo sulla carta. Intanto l'abbandono rimane e chi ama questi luoghi come ve vorrebbe vedere queste tracce del passato cancellate o riutilizzate in modo intelligente per un vero sviluppo sostenibile del territorio.
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New collaboration with StenopeiKa - Nuova collaborazione con StenopeiKa per il progetto 8x10" in montagna!

12/15/2016

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Me (Giulio Speranza) on the left, Samuele Piccoli of StenopeiKa on the right and the current 8x10" folding camera (810SE2) model in front of us.
ENGLISH
I'm pleased to announce a new collaboration with StenopeiKa, a company from Pistoia, Tuscany, that produces hand made film cameras. Samuele Piccoli, with me in the picture above, designs, creates and sells everything with StenopeiKa logo, all with the utmost passion, novelty and precision of the best "Made in Italy" craftsmanship.

The big news is that I'll be the offical tester and photographer of the new generation of 8x10" wooden/metal folding camera, that promises to be even more lightweight and easy to use than the current 810SE2 model.

Samuele defined his new creation as the mountain photographer's large format camera and in fact I'll have the honor to test the new prototype of 8x10" camera to realize a photographic project about greater apennines mountains, shooting large format black and white pictures during this winter and beyond.

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ITALIANO
È con grandissima soddisfazione e orgoglio che annuncio la nascita di un nuovo progetto di collaborazione con
StenopeiKa, azienda di Pistoia che produce a mano fotocamere a pellicola. Samuele Piccoli, che vedete nella foto assieme a me, progetta, costruisce e commercializza tutto ciò che è marchiato StenopeiKa, il tutto con la passione, l'originalità e la precisione del miglior artigianato "Made in Italy".

Al centro della foto vedete il prototipo dell'attuale modello in produzione di fotocamera folding 8x10", la 810SE2, il cui progetto è alla base della nuova generazione di banchi ottici 8x10" in legno pregiato e leghe metalliche che promette di essere ancora più leggera e funzionale della già straordinaria 810SE2.

La grande notizia è che Samuele mi ha scelto come tester/fotografo ufficiale del nuovo prototipo, che vedrà la luce nei primi mesi del 2017 e che è pensato, tra le altre cose, per chi fotografa in grande formato in montagna e quindi è alla costante ricerca del compromesso tra l'attrezzatura che garantisca il massimo della portabilità e il massimo della qualità.
​
Avrò quindi l'onore di testare un prototipo della nuova fotocamera per realizzare un progetto di fotografia grande formato 20x25 sui monti dell'Appennino, che prevede escursioni di varia lunghezza e impegno, all'inizio di sicuro anche con la neve, volte a raggiungere i migliori punti di ripresa per scattare veri e propri "ritratti" delle cime più e meno note dell'Appennino.

Seguiteci nei prossimi mesi sul mio blog, sui profili facebook, sulla pagina facebook di StenopeiKa e soprattutto su una nuova pagina facebook che verrà creata all'approssimarsi della partenza ufficiale del progetto.
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Ordinary Rome in proiezione al MACRO di Roma

12/7/2016

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Ostia, 2016. Scansione da negativo Ektar100 4x5".
Con mia grande e inaspettata soddisfazione il mio progetto "Ordinary Rome" ha ricevuto la menzione speciale alla XV edizione di FOTOGRAFIA, Festival Internazionale di Roma. Il tema di quest'anno era "Roma, il Mondo", perfetto per questa serie di paesaggi urbani sulla Roma Ordinaria, quella che vivono i romani tutti i giorni e che non viene mai rappresentata con immagini di questi tipo. Ci si concentra sempre sul centro storico e i suoi tesori, dimenticandoci che gran parte della città e gran parte dei romani vive in tutt'altro luogo.

Alcune immagini del progetto saranno visibili in proiezione nella sala dedicata del MACRO, Museo dell'Arte Contemporanea di Roma in Via Nizza, assieme agli altri finalisti del concorso di quest'anno, fino all'8 gennaio 2017. Il mio progetto, che ritengo ancora in una fase iniziale e ben lungi dall'essere completato, continua. In grande formato!
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Venetian Diurnal premiato all'ND Awards 2016

11/27/2016

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Con grande soddisfazione ho appreso che una selezione della mia serie "Venetian Diurnal" è arrivata al secondo posto nella categoria Cityscapes/Paesaggio Urbano nell'ambito del prestigioso concorso fotografico internazionale ND Awards. Si tratta del secondo premio per queste immagini, dopo la menzione d'onore al Moscow International Foto Awards di un anno fa. Vi presento in questa gallery le 5 foto vincitrici, che ho leggermente rielaborato rispetto alla versione originale.

Si tratta di visioni urbane di Venezia in una luminosa giornata primaverile. Ho deciso di escludere i luoghi più famosi della città, già universalmente noti e fotografati, concentrandomi su visioni "ordinarie", popolate da turisti e abitanti. Per trasmettere la sensazione di bellezza e luminosità del giorno in cui le ho scattate ho anche optato per una decisa sovraesposizione.

Sono ancora più soddisfatto perché ho ricevuto anche altre tre menzioni d'onore, di cui due per fotografie scattate in analogico grande formato, tra cui quella delle Tre Cime di Lavaredo che vedete qui sotto. È la prima volta che accade e ciò non può che stimolarmi a continuare la mia ricerca, cercando sempre di migliorarmi e alzare l'asticella. 
Picture
Questo scatto delle Tre Cime di Lavaredo viste dal Lago di Misurina dal titolo "The B Side" ha ottenuto la menzione d'onore nella categoria Fine Art Landscape. Realizzato con una fotocamera grande formato (4x5") su pellicola bianco e nero, rappresenta appunto il "Lato B" delle Tre Cime, conosciute in pratica solo per il loro versante settentrionale. Questa vista però è caratterizzante di queste montagne così come lo sono le verticali pareti nord e vuole stimolare l'osservatore a non fermarsi alla parte più nota ed esteticamente attraente delle cose, ma a girarci intorno e approfondire con curiosità la ricerca, per avere una conoscenza più completa delle cose!
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