Iniziamo questo 2017 analizzando e commentando una fotocamera Grande Formato 4x5” che forse non ha ricevuto l’attenzione che merita: la Wista 45.
(foto Wista 45D)
La Wista è un’azienda giapponese che produce da vari decenni fotocamere Grande Formato. Prima di introdurre, all’inizio degli anni ’70, la Wista 45, l’azienda era nota per un altro apparecchio: la Rittreck-View, folding all-metal 5x7”, che godette di un discreto successo e si può ancora trovare su ebay a prezzi interessanti. Successivamente, come recita una vecchia pagina web sullo stesso sito dell’azienda, per rispondere alle richieste del mercato, soprattutto interno, di una fotocamera 4x5” orientata al ritratto su pellicola colore, l’azienda decise di introdurre, nel 1972, la Wista 45.
Qui occorre fare subito una precisazione. Esistono vari modelli di Wista 45, di cui uno, la Wista 45DX, è in legno e venne introdotta successivamente. In quello che segue io faccio riferimento invece ai modelli in metallo (N, D, VX, SP, RF ecc).
È interessante notare, innanzi tutto, come questa fotocamera sia stata progettata fin dall’inizio per la ritrattistica, che in quegli anni (’70) aveva virato sulle pellicole 4x5” a colori. Questo ci darà modo di commentare meglio quanto vedremo poi sul modello di cui sono in possesso (la D). Tutti i vari modelli, la cui descrizione in dettaglio esula dagli scopi di questo articolo, si basano sullo stesso progetto base.
Come potete vedere dalle foto, al cuore di questo progetto sta una solida struttura metallica, verniciata di nero, con inserti in materiale tipo simil-pelle che possono essere di colore vario (neri in questo caso). Nel complesso ricorda altre folding di concezione simile come la Horseman 45 o la Toyo 45aII (peraltro sempre giapponesi). La dimensione da chiusa è comparabile a quella di una Linhof Technika o delle altre fotocamere di questo segmento. Il peso è 2,9 kg. L’attacco per il cavalletto, dotato della sola filettatura piccola, si trova sotto la base (bed) della fotocamera (come nella Toyo 45).
(foto Wista 45D)
La Wista è un’azienda giapponese che produce da vari decenni fotocamere Grande Formato. Prima di introdurre, all’inizio degli anni ’70, la Wista 45, l’azienda era nota per un altro apparecchio: la Rittreck-View, folding all-metal 5x7”, che godette di un discreto successo e si può ancora trovare su ebay a prezzi interessanti. Successivamente, come recita una vecchia pagina web sullo stesso sito dell’azienda, per rispondere alle richieste del mercato, soprattutto interno, di una fotocamera 4x5” orientata al ritratto su pellicola colore, l’azienda decise di introdurre, nel 1972, la Wista 45.
Qui occorre fare subito una precisazione. Esistono vari modelli di Wista 45, di cui uno, la Wista 45DX, è in legno e venne introdotta successivamente. In quello che segue io faccio riferimento invece ai modelli in metallo (N, D, VX, SP, RF ecc).
È interessante notare, innanzi tutto, come questa fotocamera sia stata progettata fin dall’inizio per la ritrattistica, che in quegli anni (’70) aveva virato sulle pellicole 4x5” a colori. Questo ci darà modo di commentare meglio quanto vedremo poi sul modello di cui sono in possesso (la D). Tutti i vari modelli, la cui descrizione in dettaglio esula dagli scopi di questo articolo, si basano sullo stesso progetto base.
Come potete vedere dalle foto, al cuore di questo progetto sta una solida struttura metallica, verniciata di nero, con inserti in materiale tipo simil-pelle che possono essere di colore vario (neri in questo caso). Nel complesso ricorda altre folding di concezione simile come la Horseman 45 o la Toyo 45aII (peraltro sempre giapponesi). La dimensione da chiusa è comparabile a quella di una Linhof Technika o delle altre fotocamere di questo segmento. Il peso è 2,9 kg. L’attacco per il cavalletto, dotato della sola filettatura piccola, si trova sotto la base (bed) della fotocamera (come nella Toyo 45).
La cosa che salta immediatamente all’occhio sono le 4 grandi manopole metalliche posizionate, due per lato, sulla parte laterale del corpo macchina, e vero e proprio carattere distintivo di questa folding. Le due manopole leggermente più grandi, posizionate più in basso, servono ad aprire la macchina e a gestire la rotazione del piano pellicola sull’asse orizzontale (tilt). Le due più piccole invece servono a gestire la rotazione micrometrica del piano pellicola sull’asse verticale (swing), e sono definite dall’azienda “microswing”. Attenzione, queste ultime non sono presenti su tutti i modelli, come ad esempio la “N” e la “VX”.
La macchina si apre quindi svitando le due manopole maggiori e tirando la levetta in plastica che si trova in cima alla base. Questa quindi ruoterà rispetto alla parte posteriore fino a bloccarsi nella posizione di perpendicolarità rispetto al piano pellicola. Riavvitando le manopole il tutto sarà rigidamente bloccato. Una volta aperta, per chi abbia usato altre folding, soprattutto la Linhof Technika, appare chiaro come la base sia nettamente più corta. Questo è un vantaggio nell’uso delle focali corte, ma un handicap nel caso di quelle lunghe o di foto close up, in quanto l’allungamento massimo è minore. Altro vantaggio per chi usa focali corte è l’assenza delle classiche staffe che tengono in posizione la base su macchine come la Technika, e che possono impedire i movimenti, soprattutto il decentramento laterale, quando si usano lenti grandangolari.
La macchina si apre quindi svitando le due manopole maggiori e tirando la levetta in plastica che si trova in cima alla base. Questa quindi ruoterà rispetto alla parte posteriore fino a bloccarsi nella posizione di perpendicolarità rispetto al piano pellicola. Riavvitando le manopole il tutto sarà rigidamente bloccato. Una volta aperta, per chi abbia usato altre folding, soprattutto la Linhof Technika, appare chiaro come la base sia nettamente più corta. Questo è un vantaggio nell’uso delle focali corte, ma un handicap nel caso di quelle lunghe o di foto close up, in quanto l’allungamento massimo è minore. Altro vantaggio per chi usa focali corte è l’assenza delle classiche staffe che tengono in posizione la base su macchine come la Technika, e che possono impedire i movimenti, soprattutto il decentramento laterale, quando si usano lenti grandangolari.
La standarda anteriore si estrae con la classica pinza e, una volta in posizione, è rigidamente fissata al rail. In effetti, una volta completato il setup, la fotocamera dà una sensazione di solidità e rigidità davvero notevoli. Questo anche per merito della dimensione generosa della “U” della standarda frontale che, pur non presentando la qualità costruttiva di una Linhof, sembra svolgere alla grande il suo ruolo. Il rail presenta delle tacche non numerate e un solo paio di “infinity stops”, regolabili tramite piccole rotelline, permettono di fissare la posizione iniziale della lente che si usa più spesso.
I movimenti presenti sulla standarda frontale dipendono dal modello. Su N e D manca la rotazione sull’asse verticale (swing) mentre su VX ed SP ci sono tutti. Il decentramento orizzontale si sblocca con una rotellina, ma non ha un gran feeling, dal momento che, una volta sbloccato, tutta la standarda traballa sul binario. Meglio svitare la rotellina lo stretto necessario a sbloccare il movimento, che così risulterà più preciso. Svitare la rotellina può però non essere semplice operando da dietro la macchina, perché questa si trova in mezzo alla pinza della standarda ed è scomoda da prendere tra le dita. Il decentramento verticale si azione con la classica ghiera su cremagliera, e si blocca dalla parte opposta con un’altra rotellina. Anche qui, feeling non eccelso, perché la rotellina di blocco a volte si incastra mentre state decentrando e il movimento è un po’ duro. Il tilt, di tipo assiale, ha la classica rotellina di blocco/sblocco e lavora bene. Su alcuni modelli (vedi SP), c’è anche un meccanismo a frizione che ne facilita l’uso (ma io non l’ho mai provato). Per sbloccare la seconda sezione del rail ci sono due leve da ruotare. La lensboard supportata è quella tipo Linhof.
I movimenti presenti sulla standarda frontale dipendono dal modello. Su N e D manca la rotazione sull’asse verticale (swing) mentre su VX ed SP ci sono tutti. Il decentramento orizzontale si sblocca con una rotellina, ma non ha un gran feeling, dal momento che, una volta sbloccato, tutta la standarda traballa sul binario. Meglio svitare la rotellina lo stretto necessario a sbloccare il movimento, che così risulterà più preciso. Svitare la rotellina può però non essere semplice operando da dietro la macchina, perché questa si trova in mezzo alla pinza della standarda ed è scomoda da prendere tra le dita. Il decentramento verticale si azione con la classica ghiera su cremagliera, e si blocca dalla parte opposta con un’altra rotellina. Anche qui, feeling non eccelso, perché la rotellina di blocco a volte si incastra mentre state decentrando e il movimento è un po’ duro. Il tilt, di tipo assiale, ha la classica rotellina di blocco/sblocco e lavora bene. Su alcuni modelli (vedi SP), c’è anche un meccanismo a frizione che ne facilita l’uso (ma io non l’ho mai provato). Per sbloccare la seconda sezione del rail ci sono due leve da ruotare. La lensboard supportata è quella tipo Linhof.

La Wista 45 è vantaggiosa se si usano focali corte. Qui vedete montato il Super-Angulon 90mm (in posizione di fuoco su infinito). La standarda frontale è tiltata in avanti di 15° e sono stati messi in atto anche entrambi i decentramenti (laterale e verticale). C'è ampio spazio per i movimenti e la limitazione è solo data dalla rigidità del soffietto.

Questa fotocamera è meno orientata all'uso delle focali lunghe, a causa della base corta. Qui vedete il 210mm Nikkor-W, focheggiato su un soggetto a circa 1,5m dalla macchina. Siamo a 30cm di estensione, vicini al limite (il fuoco è a fine corsa e l'allungamento del rail quasi al massimo). Per raggiungere rapporti di ingrandimento maggiori meglio usare focali più corte. Se vi servono focali più lunghe, meglio usare lenti tele.
Passando alla parte posteriore della macchina, come detto il tilt si controlla con le stesse manopole che servono ad aprirla. Il meccanismo consente una notevole libertà di rotazione in avanti, mentre nel verso opposto è più limitata ma in linea con quello di altre fotocamere di questo tipo (15°). La rotazione non è molto fluida e occorre un po’ di pratica per tiltare lentamente e progressivamente per lavorare con precisione (ma provate le rotazioni posteriori della Technika per capire che non è poi così male!). L’azienda segnala che l’asse di rotazione giace al di sotto della base del vetro smerigliato, e questo dovrebbe facilitare le operazioni di gestione del fuoco. Nell’uso pratico, gestire il piano di fuoco con la regola di Scheimpflug richiede le solite due/tre iterazioni, come in altri casi di tilt assiale o basale. La rotazione sull’asse verticale si controlla invece con due diversi meccanismi. Una non comodissima e piccola leva posta alla base del lato destro sblocca un classico swing assiale, relativamente scomodo, duro e poco preciso come gran parte dei movimenti di questo tipo sulle folding rispetto ad un banco ottico. E poi c’è il già citato microswing che si opera con le due manopole più piccole. In pratica ruotando una delle due manopole, il lato corrispondente del piano pellicola inizierà a ruotare sull’asse verticale in modo lento e progressivo, permettendo un posizionamento preciso del piano di fuoco. D’altronde però il movimento ha solo qualche grado di estensione (4° per la precisione), quindi il “grosso”, se serve, deve essere operato con lo swing normale. Muovendo contemporaneamente entrambe le manopole, si attua invece una sorta di microtilt, con movimento del piano pellicola all’indietro su un asse posizionato circa come quello del tilt normale.
Completano la parte posteriore un classico supporto per vetro smerigliato di tipo revolving con sportellino per schermare la luce. La rotazione è fluida e precisa. Merita una nota il vetro smerigliato stesso, con lente di Fresnel incorporata, chiaro e luminoso. Davanti si trova una seconda lastra di vetro, trasparente o con reticolo, che protegge la lente di Fresnel da graffi e usura.
Completano la parte posteriore un classico supporto per vetro smerigliato di tipo revolving con sportellino per schermare la luce. La rotazione è fluida e precisa. Merita una nota il vetro smerigliato stesso, con lente di Fresnel incorporata, chiaro e luminoso. Davanti si trova una seconda lastra di vetro, trasparente o con reticolo, che protegge la lente di Fresnel da graffi e usura.
Da menzionare infine la possibilità di cambiare rapidamente il soffietto, magari con quello grandangolare (che però è difficile da trovare sul mercato dell’usato). Sono disponibili ovviamente i classici accessori a corredo di un sistema come questo: dorsi porta rulli 120, paraluce universale compendium ecc. Devo anche menzionarvi un ultimo modello della Wista 45, la RF che, come suggerisce la sigla, è dotato di telemetro per la messa a fuoco, limitata alle lenti 135, 150 e 180mm. Non so dirvi di più, non avendolo provato. In ogni caso manca delle regolazioni microswing.
E veniamo quindi alle mie considerazioni e conclusioni. Devo dire che nel complesso la Wista 45 è una folding molto interessante. Mi ha piacevolmente sorpreso per il suo aspetto massiccio e robusto, che trova riscontro in una rigidità notevole, il che ne fa un buon compagno di avventure in condizioni di scatto difficili. La base corta e il sistema di apertura senza staffe ne fanno uno strumento ideale per chi usa ottiche a focale corta, senza bisogno, entro certi limiti, di acquistare (introvabili) accessori specifici. Strizzano l’occhio anche all’estetica le grandi manopole laterali. Interessante la possibilità di avere i movimenti di microswing (e microtilt), che permettono di gestire con precisione il piano di fuoco, anche se per rotazioni maggiori di 4° avrete comunque bisogno di operare prima sulle rotazioni classiche. Quindi l’utilità (e la rapidità di azione) maggiore si ha in situazioni dove la correzione richiesta è modesta, come nelle scene di paesaggio. Per contro lo scarso allungamento della base ne limita l’uso con focali lunghe e l’ampio spazio di tilt in avanti del piano pellicola è solo parzialmente utile, non trovando riscontro in una simile possibilità sulla standarda anteriore. Ottimo il vetro smerigliato con Fresnel incorporata e vetro protettivo e la possibilità di sostituire velocemente il soffietto. Ovviamente poi alcune considerazioni vanno fatte in base al modello. Il più completo è l’SP. E se la mancanza dei microswing (VX) riporta comunque la macchina ad essere una classica e robusta folding, la mancanza dello swing frontale (N e D) rappresenta una scomodità che in certe situazioni (vedi correzioni prospettiche del piano orizzontale) può essere abbastanza fastidiosa. Si può ovviamente ovviare al problema ruotando la macchina di 90° ed operando il tilt (che quindi è diventato uno swing). Insomma una macchina progettata abbastanza bene, lontana dall’appeal e dai vertici qualitativi di una Linhof Technika, e con qualche piccolo difetto (ma chi non ne ha), che comunque non ne inficia un uso proficuo e di soddisfazione.
E veniamo quindi alle mie considerazioni e conclusioni. Devo dire che nel complesso la Wista 45 è una folding molto interessante. Mi ha piacevolmente sorpreso per il suo aspetto massiccio e robusto, che trova riscontro in una rigidità notevole, il che ne fa un buon compagno di avventure in condizioni di scatto difficili. La base corta e il sistema di apertura senza staffe ne fanno uno strumento ideale per chi usa ottiche a focale corta, senza bisogno, entro certi limiti, di acquistare (introvabili) accessori specifici. Strizzano l’occhio anche all’estetica le grandi manopole laterali. Interessante la possibilità di avere i movimenti di microswing (e microtilt), che permettono di gestire con precisione il piano di fuoco, anche se per rotazioni maggiori di 4° avrete comunque bisogno di operare prima sulle rotazioni classiche. Quindi l’utilità (e la rapidità di azione) maggiore si ha in situazioni dove la correzione richiesta è modesta, come nelle scene di paesaggio. Per contro lo scarso allungamento della base ne limita l’uso con focali lunghe e l’ampio spazio di tilt in avanti del piano pellicola è solo parzialmente utile, non trovando riscontro in una simile possibilità sulla standarda anteriore. Ottimo il vetro smerigliato con Fresnel incorporata e vetro protettivo e la possibilità di sostituire velocemente il soffietto. Ovviamente poi alcune considerazioni vanno fatte in base al modello. Il più completo è l’SP. E se la mancanza dei microswing (VX) riporta comunque la macchina ad essere una classica e robusta folding, la mancanza dello swing frontale (N e D) rappresenta una scomodità che in certe situazioni (vedi correzioni prospettiche del piano orizzontale) può essere abbastanza fastidiosa. Si può ovviamente ovviare al problema ruotando la macchina di 90° ed operando il tilt (che quindi è diventato uno swing). Insomma una macchina progettata abbastanza bene, lontana dall’appeal e dai vertici qualitativi di una Linhof Technika, e con qualche piccolo difetto (ma chi non ne ha), che comunque non ne inficia un uso proficuo e di soddisfazione.
E infine una menzione sul prezzo: facendo un giro su ebay si trovano diverse offerte che viaggiano sui 400/800€ (generalmente solo corpo), soprattutto da mercato giapponese. Questo ne fa una delle folding in metallo di concezione moderna più economiche, soprattutto rispetto alla Linhof Technika o alla Toyo 45aII.
©Giulio Speranza – riproduzione riservata.
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