Luoghi che vivono in un conflitto psico-sociale, devastati nel corso del loro divenire che ora, nelle fotografie di Giulio Speranza appaiono stanchi e stravolti a tal punto che ricostruirne il senso e il significato, la loro storia, appare impossibile…
Luoghi saccheggiati e a tal punto derubati che ormai hanno perso quasi tutto, rimangono solo alcune tracce, luoghi di un intermezzo di vissuto di chissà chi che ha abbandonato lì qualche cosa… un mobile, una scarpa, pezzi di specchio… impossibile ricostruirne i fatti…di cosa lì sia avvenuto, di chi ci sia stato…luoghi di tutti e di nessuno che abitano e si fanno abitare da chiunque voglia entrarci senza chiedere il permesso…
Dai luoghi contemporanei di una periferia che nelle metropoli è in realtà sempre meno “periferica”, andiamo all’opposto, al paesaggio sublimato che per la propria bellezza si può semplicemente racchiudere nello sguardo, è la montagna, è la neve che imbianca ogni cosa. Scatti glaciali perché chi fotografa è anche qui reporter, dove il proprio ego viene messo in secondo piano come per immergere il luogo nel suo silenzio che già dice tanto, l’abuso della visione soggettiva del fotografo sarebbe una intollerabile interferenza e una ridondanza. Il silenzio, l’abbandono a sè, lo scatto che non va oltre interrogativi personali ma esalta ciò che già c’è del soggetto, queste sono le caratteristiche di “stile” di Giulio Speranza, valori che si ritrovano anche nei volti di uomini e donne, da guardare e scrutare ancora, per cercare i segni della loro identità, di ciò che (come per i paesaggi) li rende unici."
Pamela Cento
Da mercoledì 24 febbraio 2016 presso il Caffè Letterario, Via Ostiense 95 Roma.