GIULIO SPERANZA PHOTOGRAPHY
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Scattare in Grande Formato a mano libera: limiti e possibilità.

6/27/2017

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Con il presente articolo intendo presentare la mia esperienza in merito all’utilizzo a mano libera delle fotocamere grande formato di tipo folding. In particolare, vi presenterò alcuni scatti, con relativi dati e considerazioni, realizzati con un apparecchio Linhof Super Technika IV 4x5” (10,2*12,7 cm), mentre non prenderò in considerazione in questa sede quei modelli di fotocamere grande formato realizzate espressamente per un utilizzo a mano libera (Gaoersi, Dayi, Cambo ecc) e quindi limitati in massima parte solamente a quello. Qui invece prenderemo in esame l’uso per scatti senza cavalletto di fotocamere di tipo folding, anche note come technical cameras, che normalmente possono essere adoperate per una vasta gamma di applicazioni, e trasportate con relativa facilità. Sono apparecchi solitamente completi di movimenti che permettono una gestione accurata della prospettiva e del piano di fuoco ma che alla bisogna, essendo dotate anche di mirino ottico e telemetro accoppiato alla lente in uso, possono diventare delle insospettabili fotocamere “point and shoot” senza cavalletto. Ovviamente con evidenti limitazioni, specialmente peso e ingombro, e quindi non certo la prima scelta nel caso in cui la necessità primaria sia la rapidità d’azione e la veloce ripetizione di scatti. Ma vi assicuro che godono di insospettabili qualità e possono dire la loro anche in questi casi.

Alcuni esempi di fotocamere di questo tipo sono la già citata Linhof Super Technika (il “super” sta proprio ad indicare la presenza del telemetro), diversi modelli della celeberrima Graflex, la Horseman VH-R e la Wista 45RF. Si tratta in tutti i casi di apparecchi che scattano su pellicole piane nel formato 4x5”, utilizzando i classici chassis per l’international back (tipo Lisco, Fidelity ecc.). Tutte in pratica sono state pensate per raggiungere il massimo della versatilità nell’ambito del grande formato, unendo la libertà e la flessibilità dei corpi mobili e della messa a fuoco con il soffietto alla compattezza e relativa leggerezza costruttiva, specie se paragonate alle più ingombranti e pesanti fotocamere a banco ottico classiche (monorail). Tutto ciò perché sono state progettate per un utilizzo sul campo (vengono anche definite “field” non a caso), rispetto ad una vocazione più da studio del banco ottico propriamente detto. Ed infatti uno dei campi originali di utilizzo nell’ambito della fotografia professionistica era quello del fotogiornalismo, per il quale venivano in larga parte utilizzate proprio a mano libera, eventualmente coadiuvate da grossi flash.

​Oggi ovviamente non vediamo più all’opera chi fa fotogiornalismo con questi apparecchi, ma le fotocamere di questo tipo ci sono ancora, anche attualmente in produzione (come la Linhof Super Technika), senza contare il florido mercato dell’usato. Quindi mi sembra doveroso presentarvi le mie impressioni su un modo d’uso del grande formato che ai più fa sorridere.
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Il sottoscritto alle prese con uno scatto a mano libera di un paesaggio montano. Fotocamera Linhof Super Technika IV 4x5" con mirino ottico multifocale e grip anatomico. L'ottica montata è un Nikkor-W 150mm.

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Il Bioparco di Roma

12/26/2016

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Bioparco di Roma, l'area delle tigri.
Prima di Natale sono stato con la mia famiglia al Bioparco di Roma. Mancavo da tantissimo tempo, da bambino praticamente, ed ora che mio figlio è abbastanza grande la voglia di tornarci era tanta. Conosco strettamente più di una persona che ci ha lavorato o che è un vero esperto in materia di zoo. Questo, unito alla mia formazione scientifica, mi ha fatto sempre pensare che queste strutture siano importantissime per la formazione culturale delle persone e per la ricerca scientifica e la salvaguardia degli animali.
La cattività ovviamente non è una cosa sempre piacevole per lo spettatore. Ci sono persone, che a volte comprensibilmente e onestamente, atre superficialmente o in mala fede, sono apertamente contro gli zoo, li osteggiano ed evitano accuratamente di visitarli. Secondo me, come accade per gran parte delle vicende umane, bisogna accostarsi all'oggetto del nostro interesse con un occhio il più possibile privo di preconcetti, cercando di analizzare le cose e giudicarle a ragion veduta. Quella che segue è stata la mia esperienza durante una tiepida e umida giornata di dicembre.
La storia dello zoo di Roma, ora bioparco, inizia nel 1911. Avevo sentito di condizioni abbastanza precarie anni addietro e di un rinnovamento avvenuto in tempi recenti. Complessivamente ho trovato tutto in condizioni più che buone. È vero che alcune strutture sentono il peso degli anni e andrebbero rinnovate, ma tutto era molto curato e pulito con molti operatori al lavoro dentro e fuori gabbie e recinti. Alcuni ricercatori intenti a  raccogliere dati e qualche famiglia a spasso con i bimbi ovviamente molto emozionati. Mio figlio non ha fatto eccezione: vedere dal vivo i tanti animali che aveva passato ore ad ammirare sui libri, imitandone il verso, è stato emotivamente assai intenso ed importante per lui. Dobbiamo pensiare che spesso la visita dello zoo è l'unica occasione che la maggior parte delle persone hanno per vedere specie più o meno "famose" ed "esotiche", passaggio fondamentale per la formazione di una coscienza ecologista, specialmente nei più piccoli. Questo passa anche  per il confronto con la cattività, che va presa non come simbolo della prepotenza umana nello schiacciare e schiavizzare ai suoi voleri le altre forme di vita, ma come strumento attraverso cui esemplari già nati in altre strutture, o vittime di bracconaggio e commercio illegale, malati ecc possono vivere dignitosamente, aiutando la ricerca scientifica che attraverso lo studio cerca soluzioni per la salvaguardia delle specie minacciate.
Credo che un errore che si fa spesso è quello di attribuire agli animali sentimenti umani, che cioè scaturiscono dall'uomo e che, salvo atti di fede, non possiamo sapere se propri anche di altre specie. Così, se è indubbio che ci possano essere dei disagi per gli esemplari in gabbia, bisogna credere che siano affidati alle cure di personale competente, che ne garantisca al massimo la salute le condizioni di vita migliori possibili. Dire: "che aria triste che ha quel leone" è una cosa che non aiuta oltre ad essere razionalmente sbagliata. Bisogna capire che la salvaguardia del mondo animale e della natura in generale non può prescindere dal confronto con la specie umana. Eden e paradisi perduti non esistono praticamente più nel mondo e ovunque è solo con lo studio delle necessità delle singole specie, e con il rapporto con le le società umane che inevitabilmente convivono negli habitat naturali fondamentali alla sopravvivenza di queste, che passa il futuro degli ecosistemi della Terra. In questo gli zoo, ovviamente se gestiti responsabilmente, posso essere di grande aiuto.
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Ordinary Rome in proiezione al MACRO di Roma

12/7/2016

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Ostia, 2016. Scansione da negativo Ektar100 4x5".
Con mia grande e inaspettata soddisfazione il mio progetto "Ordinary Rome" ha ricevuto la menzione speciale alla XV edizione di FOTOGRAFIA, Festival Internazionale di Roma. Il tema di quest'anno era "Roma, il Mondo", perfetto per questa serie di paesaggi urbani sulla Roma Ordinaria, quella che vivono i romani tutti i giorni e che non viene mai rappresentata con immagini di questi tipo. Ci si concentra sempre sul centro storico e i suoi tesori, dimenticandoci che gran parte della città e gran parte dei romani vive in tutt'altro luogo.

Alcune immagini del progetto saranno visibili in proiezione nella sala dedicata del MACRO, Museo dell'Arte Contemporanea di Roma in Via Nizza, assieme agli altri finalisti del concorso di quest'anno, fino all'8 gennaio 2017. Il mio progetto, che ritengo ancora in una fase iniziale e ben lungi dall'essere completato, continua. In grande formato!
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Venetian Diurnal premiato all'ND Awards 2016

11/27/2016

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Con grande soddisfazione ho appreso che una selezione della mia serie "Venetian Diurnal" è arrivata al secondo posto nella categoria Cityscapes/Paesaggio Urbano nell'ambito del prestigioso concorso fotografico internazionale ND Awards. Si tratta del secondo premio per queste immagini, dopo la menzione d'onore al Moscow International Foto Awards di un anno fa. Vi presento in questa gallery le 5 foto vincitrici, che ho leggermente rielaborato rispetto alla versione originale.

Si tratta di visioni urbane di Venezia in una luminosa giornata primaverile. Ho deciso di escludere i luoghi più famosi della città, già universalmente noti e fotografati, concentrandomi su visioni "ordinarie", popolate da turisti e abitanti. Per trasmettere la sensazione di bellezza e luminosità del giorno in cui le ho scattate ho anche optato per una decisa sovraesposizione.

Sono ancora più soddisfatto perché ho ricevuto anche altre tre menzioni d'onore, di cui due per fotografie scattate in analogico grande formato, tra cui quella delle Tre Cime di Lavaredo che vedete qui sotto. È la prima volta che accade e ciò non può che stimolarmi a continuare la mia ricerca, cercando sempre di migliorarmi e alzare l'asticella. 
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Questo scatto delle Tre Cime di Lavaredo viste dal Lago di Misurina dal titolo "The B Side" ha ottenuto la menzione d'onore nella categoria Fine Art Landscape. Realizzato con una fotocamera grande formato (4x5") su pellicola bianco e nero, rappresenta appunto il "Lato B" delle Tre Cime, conosciute in pratica solo per il loro versante settentrionale. Questa vista però è caratterizzante di queste montagne così come lo sono le verticali pareti nord e vuole stimolare l'osservatore a non fermarsi alla parte più nota ed esteticamente attraente delle cose, ma a girarci intorno e approfondire con curiosità la ricerca, per avere una conoscenza più completa delle cose!
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