La prima è che ho la fortuna di essere colui che prova e analizza per primo i nuovi prototipi che va via via sviluppando la StenopeiKa. Insomma sono il tester ufficiale dell’azienda, e sono quindi legato da un rapporto professionale con la stessa. Detto ciò, vi assicuro che ho affrontato con totale onestà intellettuale la stesura di questa recensione, come d’altronde sono abituato a fare. La seconda è che quanto segue di basa sull’analisi di un prototipo. Come recita la targhetta metallica affissa sulla fotocamera, trattasi dell’esemplare con numero di serie #1. Da ciò consegue che piccole imprecisioni costruttive non saranno prese in considerazione, mentre mi concentrerò sul prodotto nel suo complesso, ed evidenzierò i difetti solo se chiaramente legati ad una mancanza progettuale di base. È chiaro che, data la mia funzione di tester, i difetti, piccoli o grandi che siano, sono già stati riferiti all’azienda che ne terrà conto nello sviluppo della macchina finale. In fin dei conti, la mia funzione è proprio questa! Ove possibile, vi renderò già conto di aggiornamenti del progetto ufficiale rispetto al prototipo.
La StenopeiKa 45se2, come la maggioranza degli altri prodotti della casa, è costruita utilizzando legno e metallo. Osservandola da chiusa, la macchina mette in mostra entrambi gli elementi. La base, con una triplice filettatura per cavalletto, e la parte posteriore con il supporto per il vetro smerigliato, sono in legno, cipresso in questo caso. In mezzo c’è tutta la parte meccanica, realizzata in alluminio verniciato di nero, con alcune guide in materiale plastico autolubrificante. Esteticamente è piacevole il contrasto tra il colore chiaro del cipresso e il nero del metallo. Le parti di legno presentano numerosi “vuoti” che rendono la struttura complessivamente più leggera e ariosa, e possono fungere anche da maniglie. Va detto che al posto del cipresso (il tipo di legno “base”) possono essere usati altri legnami, come Iroko oppure Olivo, e la base può essere realizzata anche in carbonio per alleggerire ulteriormente il tutto. Il peso del modello base (cipresso e alluminio) è di 3kg. Sebbene ancora chiusa, appare evidente che la dimensione della macchina è notevole, specialmente se rapportata ad altre folding 4x5”, sia artigianali che industriali. Vedremo che ciò ha una motivazione ben precisa.
A macchina aperta abbiamo la conferma di quanto visto in precedenza: la StenopeiKa 45se2 è grande, oserei dire molto grande, per una folding 4x5” (dimensioni da chiusa 27x27x13,5cm). L’altra cosa che appare evidente è che la struttura è molto sviluppata in verticale, con una estensione notevole delle due standarde in questa direzione. Il soffietto infatti, nella posizione di 0 dei movimenti, ha notevole spazio sotto si sé e, se per un momento escludiamo la base, il tutto assomiglia più ad un banco ottico che ad una folding. Ed arriviamo così all’idea dietro a questo modello, ovvero la ricerca di una fotocamera che rappresenti un anello di congiunzione tra un banco ottico e una folding. Come vedremo infatti, dell’uno presenta le caratteristiche di ampiezza e numero di movimenti disponibili, ovvero tutti i decentramenti e le rotazioni su entrambe le standarde, mentre dell’altra la possibilità di richiudersi in modo (relativamente) compatto per il trasporto. Prima di proseguire con la descrizione, non si può non notare una certa apparente complessità della parte meccanica, che sia sul lato che sulla base presenta numerose ghiere e leve con cui occorre prendere dimestichezza e che all’inizio possono disorientare un po’. Questo è dovuto al fatto che tutti i movimenti sono indipendenti e regolati da sistemi di blocco/sblocco individuali.
Come accennavo, la standarda posteriore presenta tutti i movimenti, decentramenti compresi. Il verticale si sblocca con due manopole laterali ed è leggermente più esteso verso l’alto che verso il basso. Lo scorrimento avviene su guide in materiale plastico e risulta un po’ ruvido e non particolarmente fluido. Per sbloccare il decentramento laterale si opera invece su due rotelline poste sotto la base in legno. Il movimento in questo caso, pur se non molto ampio, risulta avere la giusta resistenza ed è piacevole e utile da usare. Per utilizzare il tilt invece si opera sulle stesse manopole con cui si apre la macchina. In avanti la rotazione è illimitata (90°) e, accoppiata alla rotazione della standarda anteriore, anch’essa illimitata, permette gestioni del piano di fuoco e correzioni prospettiche estreme. Anche all’indietro la rotazione è abbastanza ampia e più che sufficiente per gli usi comuni (29°). Lo swing, infine, si sblocca con due rotelline poste sulla base e presenta una vite a molla che si inserisce automaticamente in un foro nella posizione di 0. In pratica, una volta sbloccate le due rotelline, si solleva la molla e si può effettuare il movimento. Questo sistema, presente anche sulla standarda anteriore per swing e decentramenti, risulta molto comodo per ritornare rapidamente nelle posizioni iniziali dopo aver usato i movimenti. La rotazione è fluida e ampia (24°).
Prima di passare alla standarda anteriore, non posso tralasciare di citarvi la rotellina per la messa a fuoco di precisione, situata nella parte posteriore in basso. Il movimento, che fa affidamento su una vite senza fine ed è autobloccante, è preciso ma un po’ duro. L’escursione possibile è molto ampia. Devo segnalare anche il bel soffietto che è vincolato magneticamente ai due corpi in modo preciso e sicuro. È così possibile sostituirlo con uno grandangolare in modo molto rapido.
Il piano dell’ottica può essere tiltato mediante due diversi meccanismi: un classico tilt assiale (23,5°) e uno basale, in sostanza quello che si usa anche quando si apre e si chiude la macchina. Dal punto di vista pratico è più comodo e confortevole il tilt assiale, che permette di gestire il piano di fuoco con sufficiente facilità. Un po’ scomodo il tilt basale (che ruota in modo illimitato fino a 90°), perché a causa del baricentro alto la standarda tende a ruotare rapidamente in avanti non appena sbloccate il movimento, specie con lenti pesanti. Il tilt assiale può anche essere usato, aiutandosi con le livelle a bolla incorporate, per verificare il parallelismo tra le standarde. Lo swing presenta la solita rotellina di sblocco più vite a molla per lo 0. Il movimento è fluido, ma il grado massimo di rotazione è minore rispetto allo swing posteriore (12°). Per quanto riguarda i decentramenti, se il laterale non è molto esteso ma in linea con quello di altre folding, il verticale, grazie al generoso sviluppo verso l’alto della struttura, è notevole. Particolarmente rilevante il decentramento verso il basso, feature che, tra l’altro, spesso manca del tutto nelle folding, costringendo ad inclinare la macchina per abbassare l’inquadratura. Il movimento, che fa affidamento ancora una volta sul sistema di ghiere e leve a molla per lo 0, è molto fluido e occorre fare attenzione quando si usano ottiche pesanti.
Da rimarcare anche che, date le dimensioni generose della macchina, e in particolare la larghezza della parte posteriore, quando si usano focali corte si gode comunque di un’ampia possibilità di operare sui movimenti, a patto però di avere il soffietto grandangolare, senza il quale è pressoché impossibile usare ottiche più corte di un 90mm. E a proposito di questo, dato che l’allungamento minimo è di 100mm, per utilizzare ottiche dal 90mm in giù si è costretti ad operare sui due tilt anteriori per avvicinare la lensboard al piano pellicola (foto). E ancora, se usate ottiche grandangolari, faccio notare che il posizionamento molto in alto della lensboard rispetto alla base, risolve il problema, che hanno alcune folding, di ritrovarsi la base stessa nell’inquadratura usando lenti di focale corta.
Chiudo con le mie impressioni e considerazioni. La StenopeiKa 45se2 è una fotocamera che risponde alla ricerca di un compromesso, a livello artigianale, tra la praticità/leggerezza di una folding e la tecnicità/possibilità espressiva di un banco ottico. Obiettivo centrato? Sostanzialmente si! La macchina ha il suo punto di forza nella presenza di tutti i movimenti su entrambe le standarde, se pur non estesi e precisi come su un banco industriale, e nel fatto di poterla al tempo stesso chiudere e riporre nello zaino proprio come una folding. Certo le dimensioni sono decisamente importanti rispetto alle altre 4x5” pensate per un uso “sul campo”, ma in fin dei conti questa fotocamera fa un po’ specie a sé. Il peso rimane contenuto, ma la meccanica può risultare un po’ complessa e non sempre facilissima da gestire. Questo in ragione della volontà di fornire al fotografo uno strumento altamente tecnico con movimenti dotati di comandi indipendenti. Probabilmente non è la macchina ideale per chi è alle prime armi, ma può sicuramente dare soddisfazione all’utente già più esperto e alla ricerca di uno strumento innovativo che richiede un po’ per essere “addomesticato”.
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