(foto Wista 45D)
La Wista è un’azienda giapponese che produce da vari decenni fotocamere Grande Formato. Prima di introdurre, all’inizio degli anni ’70, la Wista 45, l’azienda era nota per un altro apparecchio: la Rittreck-View, folding all-metal 5x7”, che godette di un discreto successo e si può ancora trovare su ebay a prezzi interessanti. Successivamente, come recita una vecchia pagina web sullo stesso sito dell’azienda, per rispondere alle richieste del mercato, soprattutto interno, di una fotocamera 4x5” orientata al ritratto su pellicola colore, l’azienda decise di introdurre, nel 1972, la Wista 45.
Qui occorre fare subito una precisazione. Esistono vari modelli di Wista 45, di cui uno, la Wista 45DX, è in legno e venne introdotta successivamente. In quello che segue io faccio riferimento invece ai modelli in metallo (N, D, VX, SP, RF ecc).
È interessante notare, innanzi tutto, come questa fotocamera sia stata progettata fin dall’inizio per la ritrattistica, che in quegli anni (’70) aveva virato sulle pellicole 4x5” a colori. Questo ci darà modo di commentare meglio quanto vedremo poi sul modello di cui sono in possesso (la D). Tutti i vari modelli, la cui descrizione in dettaglio esula dagli scopi di questo articolo, si basano sullo stesso progetto base.
Come potete vedere dalle foto, al cuore di questo progetto sta una solida struttura metallica, verniciata di nero, con inserti in materiale tipo simil-pelle che possono essere di colore vario (neri in questo caso). Nel complesso ricorda altre folding di concezione simile come la Horseman 45 o la Toyo 45aII (peraltro sempre giapponesi). La dimensione da chiusa è comparabile a quella di una Linhof Technika o delle altre fotocamere di questo segmento. Il peso è 2,9 kg. L’attacco per il cavalletto, dotato della sola filettatura piccola, si trova sotto la base (bed) della fotocamera (come nella Toyo 45).
La macchina si apre quindi svitando le due manopole maggiori e tirando la levetta in plastica che si trova in cima alla base. Questa quindi ruoterà rispetto alla parte posteriore fino a bloccarsi nella posizione di perpendicolarità rispetto al piano pellicola. Riavvitando le manopole il tutto sarà rigidamente bloccato. Una volta aperta, per chi abbia usato altre folding, soprattutto la Linhof Technika, appare chiaro come la base sia nettamente più corta. Questo è un vantaggio nell’uso delle focali corte, ma un handicap nel caso di quelle lunghe o di foto close up, in quanto l’allungamento massimo è minore. Altro vantaggio per chi usa focali corte è l’assenza delle classiche staffe che tengono in posizione la base su macchine come la Technika, e che possono impedire i movimenti, soprattutto il decentramento laterale, quando si usano lenti grandangolari.
I movimenti presenti sulla standarda frontale dipendono dal modello. Su N e D manca la rotazione sull’asse verticale (swing) mentre su VX ed SP ci sono tutti. Il decentramento orizzontale si sblocca con una rotellina, ma non ha un gran feeling, dal momento che, una volta sbloccato, tutta la standarda traballa sul binario. Meglio svitare la rotellina lo stretto necessario a sbloccare il movimento, che così risulterà più preciso. Svitare la rotellina può però non essere semplice operando da dietro la macchina, perché questa si trova in mezzo alla pinza della standarda ed è scomoda da prendere tra le dita. Il decentramento verticale si azione con la classica ghiera su cremagliera, e si blocca dalla parte opposta con un’altra rotellina. Anche qui, feeling non eccelso, perché la rotellina di blocco a volte si incastra mentre state decentrando e il movimento è un po’ duro. Il tilt, di tipo assiale, ha la classica rotellina di blocco/sblocco e lavora bene. Su alcuni modelli (vedi SP), c’è anche un meccanismo a frizione che ne facilita l’uso (ma io non l’ho mai provato). Per sbloccare la seconda sezione del rail ci sono due leve da ruotare. La lensboard supportata è quella tipo Linhof.
Completano la parte posteriore un classico supporto per vetro smerigliato di tipo revolving con sportellino per schermare la luce. La rotazione è fluida e precisa. Merita una nota il vetro smerigliato stesso, con lente di Fresnel incorporata, chiaro e luminoso. Davanti si trova una seconda lastra di vetro, trasparente o con reticolo, che protegge la lente di Fresnel da graffi e usura.
E veniamo quindi alle mie considerazioni e conclusioni. Devo dire che nel complesso la Wista 45 è una folding molto interessante. Mi ha piacevolmente sorpreso per il suo aspetto massiccio e robusto, che trova riscontro in una rigidità notevole, il che ne fa un buon compagno di avventure in condizioni di scatto difficili. La base corta e il sistema di apertura senza staffe ne fanno uno strumento ideale per chi usa ottiche a focale corta, senza bisogno, entro certi limiti, di acquistare (introvabili) accessori specifici. Strizzano l’occhio anche all’estetica le grandi manopole laterali. Interessante la possibilità di avere i movimenti di microswing (e microtilt), che permettono di gestire con precisione il piano di fuoco, anche se per rotazioni maggiori di 4° avrete comunque bisogno di operare prima sulle rotazioni classiche. Quindi l’utilità (e la rapidità di azione) maggiore si ha in situazioni dove la correzione richiesta è modesta, come nelle scene di paesaggio. Per contro lo scarso allungamento della base ne limita l’uso con focali lunghe e l’ampio spazio di tilt in avanti del piano pellicola è solo parzialmente utile, non trovando riscontro in una simile possibilità sulla standarda anteriore. Ottimo il vetro smerigliato con Fresnel incorporata e vetro protettivo e la possibilità di sostituire velocemente il soffietto. Ovviamente poi alcune considerazioni vanno fatte in base al modello. Il più completo è l’SP. E se la mancanza dei microswing (VX) riporta comunque la macchina ad essere una classica e robusta folding, la mancanza dello swing frontale (N e D) rappresenta una scomodità che in certe situazioni (vedi correzioni prospettiche del piano orizzontale) può essere abbastanza fastidiosa. Si può ovviamente ovviare al problema ruotando la macchina di 90° ed operando il tilt (che quindi è diventato uno swing). Insomma una macchina progettata abbastanza bene, lontana dall’appeal e dai vertici qualitativi di una Linhof Technika, e con qualche piccolo difetto (ma chi non ne ha), che comunque non ne inficia un uso proficuo e di soddisfazione.
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