Poco meno di 4 anni fa, il 26 marzo del 2020 per la precisione, pubblicavo sul mio blog la recensione della StenopeiKa Leonardo 8x10”, in quel momento ammiraglia delle folding che Samuele Piccoli progetta e costruisce con amore in quel di Pistoia. I propositi erano chiari: lanciare una nuova linea di fotocamere di fascia alta (le cosiddette “Renaissance”), esteticamente accattivanti e tecnicamente avanzate, dedicate all’utente esigente che cercava uno strumento in grado di lavorare sul campo senza compromessi. Il mio commento finale alla recensione era positivo: la macchina era bella e ben costruita, ricca di features e piacevole da usare, pur tradendo una rigidità non eccezionale e una stabilità delle due standarde migliorabile.
Nel tempo trascorso da quella recensione ne è passata di acqua sotto i ponti, almeno per me! Ho lavorato con sempre maggiore frequenza sul formato 8x10”, cambiando diverse fotocamere e acquisendo una buona esperienza, finché, notizia di qualche mese fa, ho iniziato un nuovo progetto fotografico scegliendo proprio il formato “grande del grande” e trovando finalmente lo strumento ideale per portarlo a termine. Indovinate un po’? Si tratta proprio della StenopeiKa Leonardo!! Non quella di prima però, ma il nuovo modello, la Mark II.
Eccomi quindi, dopo alcuni mesi di lavoro sulle montagne dell’Appennino Centrale, a parlarvi non di un semplice restyling della fotocamera originaria, ma di uno strumento del tutto rinnovato, volto al mantenimento dei pregi e alla risoluzione dei difetti del predecessore. Samuele ci sarà riuscito? Leggete e lo scoprirete!
Come di consueto, vi propongo i dati tecnici nudi della macchina, utili da punto di partenza per descrivere e inquadrare lo strumento di cui mi accingo a parlarvi:
- Nome: StenopeiKa Leonardo Mark II
- Tipo: fotocamera a corpi mobili di tipo “folding"
- Formato: 8x10”
- Test effettuato su esemplare: #00 (primo prototipo della nuova serie)
- Materiali: alluminio verniciato nero e legno (cipresso toscano, altri tipi di legno disponibili)
- Dimensioni da chiusa: 36x35x12cm
- Peso: 5kg (sarà 4,6kg sulla versione ufficiale)
- Allungamento min e max: 8cm / 71cm (a standarde verticali)
- Movimenti standarda anteriore: decentramento verticale +/- 5cm; decentramento laterale +/- 2,5cm; tilt assiale limitato dal soffietto; tilt basale +23°/limitato dal soffietto; swing +/- 15°
- Movimenti standarda posteriore: tilt basale +90/-25°; swing +/- 12,5°
- Soffietto: classico, sostituibile con soffietto grandangolare, attacco magnetico
- Frame posteriore: magnetico, con maniglia per inserimento chassis
- Vetro smerigliato: con reticolo, con lente di fresnel
- Lensboard: tipo Sinar
Note: inclusa lastra di legno ad attacco magnetico di protezione del vetro. Disponibile adattatore per otturatore esterno Sinar/Copal (consente di usare le lenti Sinar montate su piastra senza otturatore).
Premetto doverosamente che tutto ciò che segue è basato sul modello #00 della nuova fotocamera, quindi il primo prototipo. Ovviamente alcuni piccoli dettagli potranno quindi variare sul modello finale, e ho personalmente inserito delle guide millimetrate posteriori diverse da quelle fornite di fabbrica perché quelle originali mi sono arrivate solo in un secondo momento (visibili in una delle foto qui sotto comunque).
Se confrontate i dati della Mark II con quelli della precedente, noterete alcune piccole variazioni, vediamo. Dimensioni pressoché identiche, medesimi materiali, peso salito leggermente (da 4,5 a 5kg, che però torneranno a 4,6kg sul modello ufficiale). Estensione minima e massima sono cambiate, con la prima che raggiunge l’incredibile valore di 8cm, e la massima che sale a 71cm. Avete capito bene: sulla Leonardo MK II si possono montare ottiche davvero corte, il tutto senza piastra rientrante e a standarde verticali, cioè senza sfruttare il doppio tilt anteriore per ridurre ulteriormente l’estensione. Resta da vedere la possibilità di trovare ottiche così corte che coprano l’8x10”, ma appare chiaro che sulla carta il lavoro con i grandangoli sia assai comodo. Decentramento verticale e laterale sono i medesimi, ma il laterale ora si trova davanti e non più dietro. Anche le rotazioni presentano angoli comparabili se non del tutto identici alla precedente versione.
In effetti all’osservatore disattento le due Leonardo potrebbero sembrare quasi identiche. Niente di più sbagliato. Già dai dati tecnici infatti si percepisce qualcosa, un cambiamento che, osservando la macchina da vicino con attenzione, si presente assai importante, quasi radicale, andiamo a vedere!
Da chiusa
Osservando la macchina da chiusa si possono notare immediatamente alcuni interessanti particolari: il consueto e comodissimo proteggi-vetro magnetico è al suo posto. Accanto al bel maniglione di apertura/chiusura vano inserimento chassis e alle molle in materiale plastico. Sul davanti, ecco due piacevoli novità: una maniglia e un laccetto di chiusura in pelle che consentono un trasporto sicuro e confortevole della fotocamera. La base metallica ricorda quella del modello precedente, ma ora vi sono due inserti in legno esteticamente molto belli che fanno capo alle guide dell’estensione posteriore, dotati anche di guide millimetrate, e al sistema di swing posteriore. La struttura portante in alluminio appare al tempo stesso più massiccia ma notevolmente semplificata rispetto a prima, ed in affetti sono stati aumentati gli spessori dei componenti ma diminuito il numero degli stessi. Anche in questo caso il risultato è di piacevole semplicità estetica ma di robustezza notevole. Nuove le guide del fuoco anteriore, di maggiore dimensione ma a sezione rotonda e non rettangolare. Nuovo il design delle manopole di controllo di rotazioni e decentramenti, più grandi ed ergonomiche. Il frame di legno posteriore presenta un nuovo sistema di incastro delle parti di legno, che dovrebbe irrigidire ulteriormente la struttura.
Apertura
Qui siamo, come si suol dire, alle “solite”. Ovvero nulla cambia rispetto alle altre fotocamere a marchio StenopeiKa. Prima si soleva la standarda posteriore, ovviamente dopo aver sganciato il laccetto di sicurezza, poi si passa a quella anteriore, lavorando sui generosi manopoloni in metallo. Ultimo passaggio, il sollevamento del frame in legno anteriore, con blocco del decentramento nella posizione neutra tramite i due perni metallici già visti sui precedenti modelli. Pur restando non particolarmente comodi, la loro ergonomia è migliorata rispetto al passato. L’operazione nel complesso è rapida e abbastanza comoda.

Ora possiamo finalmente osservare la Leonardo Mark II per intero, metterci le mani su per bene e familiarizzare. Innanzitutto, si percepisce subito la semplificazione della parte meccanica: meno viti, meno manopole, meno lastre di alluminio sovrappose per controllare i vari movimenti. Tutto risulta molto più ordinato e funzionale. Altra cosa che si nota è l’ispessimento generale delle parti metalliche: montanti delle standarde, base, piastre basali e guide del fuoco, tutto è più massiccio e dà un’idea di notevole solidità. Sensazione confermata quando si prova a spingere sui vari elementi: una volta serrate per bene le varie manopole la rigidità della struttura è davvero notevole, di gran lunga superiore al modello precedente. L’accoppiamento delle due standarde con la base, punto debole in passato, è ora perfetto, cosa molto importante su una 8x10” che ha a che fare con lenti pesanti e lunghe leve.
Il frame posteriore in legno alloggia il vetro smerigliato con lente di Fresnel, entrambi di ottima fattura. L’apertura per inserire lo chassis fa affidamento su una grande maniglia che permette di eseguire l’operazione con estrema facilità, senza sollecitare in alcun modo il resto della macchina. La pressione delle molle, che a prima vista non sembra sufficiente a mantenere in sede la cartuccia, svolge invece bene il suo lavoro, come vedremo nella sezione “uso sul campo”. Da notare anche il sistema di rotazione del frame, sempre ad attaccatura magnetica, ma con l’aggiunta di sostegni alla base e levette metalliche di sicurezza in alto. Si evita così qualsiasi distacco accidentale o caduta dello stesso.
Tutta la standarda posteriore può essere spostata rapidamente avanti e indietro per controllare l’allungamento della macchina per mezzo di due grandi manopole poste sulle parti in legno. Lo scorrimento è fluido e comodo. Il tutto è completato da due guide millimetriche sul lato che servono a controllare il parallelismo del piano pellicola dopo aver spostato la standarda, dato che si può verificare una leggera rotazione durante lo scorrimento. Oltre alla consueta vite senza fine per la messa a fuoco di precisione completa il quadro il sistema di gestione dello swing posteriore: si tratta di un’accoppiata manopola/perno a molla che, lavorando assieme allo scorrimento rapido della standarda di cui vi ho appena parlato, permette di effettuare lo swing. Il tutto è un po’ laborioso e salvo esigenze di controllo prospettico è meglio lavorare sullo swing anteriore, più facile da attuare. I perni a molla sono comunque molto comodi perché bloccano il movimento anche a manopola aperta, quindi impediscono rotazioni non volute, e segnalano, scattando in posizione, lo “0” della rotazione. Il sistema è ispirato a quello di altre fotocamere simili attualmente in commercio. Per effettuare lo swing in pratica occorre sbloccare sia le manopole dedicate sia quelle dello scorrimento rapido, alzare i perni a molla e poi muovere avanti o indietro uno solo dei lati della standarda, che in questo modo ruoterà secondo l’angolo voluto.
USO SUL CAMPO
Dopo l’ampia descrizione, passiamo al succo della questione, ovvero l’uso sul campo della Leonardo Mark II. In base alle impressioni iniziali la macchina sembra promettere molto bene, vediamo se ha superato la prova delle montagne Abruzzesi. Sono circa 6 mesi, infatti, che uso questa fotocamera per il mio nuovo progetto sul gruppo montuoso del Velino-Sirente, e posso affermare di averla testata a dovere. La mia configurazione standard consiste nell’accoppiata con il 300mm, una lente standard per il formato, e ha comportato spesso l’utilizzo dei movimenti, in particolare decentramenti e rotazioni per Scheimpflug, anche in modo pronunciato. Ho lavorato in diverse condizioni, dal caldo estivo alla pioggia, dal vento alla neve. Vediamo quindi quali sono le mie impressioni generali.
Iniziamo dalle basi, ovvero dal trasporto. Ho già alle spalle numerose escursioni con la Leonardo nello zaino e devo dire che, pur non essendo una 8x10” leggerissima con i suoi circa 5kg (che vi ricordo diventeranno 4,6 nella versione ufficiale), non ci sono stati problemi. Se si decide di usare questo formato si è ovviamente consci di avere a che fare con oggetti necessariamente di un certo peso e, personalmente, preferisco un chilo in più ma maggiore robustezza e stabilità che uno in meno ma poi avere problematiche operative che possono risultare frustranti. Le dimensioni da chiusa permettono di infilarla agevolmente in uno zaino da trekking da circa 70 litri assieme a un paio di chassis, una/due ottiche, accessori e tutto il necessario per l’escursione.
Sono rimasto davvero sorpreso di quanto sia migliorata, rispetto al modello recedente, la stabilità del sistema. Meno componenti metalliche e un irrobustimento e razionalizzazione di quelle rimaste hanno reso la Leonardo Mark II davvero monolitica, almeno nel contesto di una folding 8x10” in legno e metallo. Una volta ben strette tutte le manopole è davvero difficile trovare un qualsivoglia gioco tra le parti e una pressione sulle standarde non provoca alcuna inclinazione né spostamento. Insomma, davvero un lavoro apprezzabile di Samuele Piccoli, che si riflette in un uso sicuro e affidabile. Non ci si deve preoccupare di nulla se non di lavorare bene sulla creazione dell’immagine e realizzare la propria idea! Il fuoco di precisione lavora bene come di consueto e il sistema di inserimento chassis è agevole e non sollecita in alcun modo la fotocamera, mantenendo saldamente la cartuccia in posizione. Non si hanno sorprese nemmeno a fotocamera fortemente inclinata, tutto rimane dove lo si lascia. Ottimo, come anche era sulla Mark I, il vetro con lente di fresnel e reticolo. Capitolo vento: non sarà un problema per tutti i potenziali utenti, ma personalmente mi trovo sovente a scattare in condizioni di vento anche moderato. Premettendo che con un vento medio/forte una 8x10” è in qualsiasi caso sconsigliata perché offre grandi superfici di resistenza e quindi subisce inevitabili vibrazioni e oscillazioni, la Leonardo MK II si è comportata bene, merito ancora una volta della sua rigidità (e anche del peso).
Pur non avendo lavorato sul campo con focali corte (Super-Angulon 165mm) o lunghe (Apo-Ronar 480mm), le ho comunque testate in condizioni controllate e in entrambi i casi la macchina si è comportata molto bene, consentendo quindi un uso vantaggioso anche ad allungamento ridotto o esteso. Rimane però il fatto che, quando si sblocca il movimento rapido della standarda posteriore, occorre sempre fare riferimento alle due scale millimetriche ai lati per verificare il parallelismo (ovvero di non aver swingato). Operazione non difficile ma comunque un passaggio in più da aggiungere al flusso di lavoro.
E quando il gioco si fa duro? Ovvero quando prospettiva, composizione e fuoco esigono l’uso dei movimenti, come si è comportata la nuova StenopeiKa? Vediamo!
Per realizzare le fotografie che vedete nella galleria qui sopra (tutte realizzate su pellicole Fomapan 200 o FP4+, usando come lente il Fujinon-W 300mm e il Rodinal 1+50 come rivelatore) sono ricorso spesso alla regola di Scheimpflug per gestire la nitidezza e ai decentramenti per la composizione. Iniziamo da questi ultimi: il decentramento verticale ha una buona escursione, ed è molto comodo averlo anche verso il basso e non solo verso l’alto. Devo però segnalare che il movimento non è fluidissimo, specie in discesa, e per far scendere la standarda dallo “0” occorre maneggiare le levette metalliche di cui vi parlavo prima. Dettagli, comunque, in generale non si ha nessun problema di sorta. Il decentramento laterale è preciso e piacevole da usare.
Capitolo rotazioni: lavorando sulla standarda anteriore per gestire in modo avanzato il piano di fuoco si riesce senza problemi a ottenere ciò che si vuole. Sono infatti riuscito sempre a posizionare il piano come intendevo farlo, anche ricorrendo sia al tilt che allo swing nello stesso scatto (vedi foto sotto e corrispondente foto nella gallery sopra). Per quanto riguarda il tilt, occorre sempre frizionare con le manopole per muovere gradualmente in modo preciso, e poi ricordarsi di serrare stringendo a dovere fino in fondo ad operazione conclusa. Si riesce così ad operare con buon comfort e non si corre il rischio di rotazioni indesiderate. Nulla da dire invece sullo swing, che si riesce ad utilizzare in modo fluido e piacevole. La cosa buona è che una volta chiuso tutto a dovere il sistema è assai stabile e affidabile. Lavorando invece sulla standarda posteriore il discorso cambia leggermente. La funzionalità del tilt si mantiene del tutto simile ai modelli precedenti, non essendo cambiata la meccanica in questione. Personalmente, questioni prospettiche a parte, trovo che sia abbastanza scomodo lavorare sul tilt posteriore, perché il movimento è meno preciso e progressivo, ma a volte la cosa può tornare utile e in questi casi non ci sono problemi (vedi foto sotto, video didattico e corrispondente foto nella gallery sopra). Il sistema dello swing invece è abbastanza scomodo e laborioso, per quanto abbastanza preciso e progressivo. Il risultato è comunque soddisfacente.
In generale quindi l’uso dei movimenti non è cambiato particolarmente rispetto alla Leonardo Mark I, ma grazie alla notevole semplificazione meccanica e all’aumento della stabilità, si lavora in modo più sicuro e rilassato con risultati soddisfacenti e ripetibili.
Da ultimo mi sento di aggiungere che avrei gradito l’inserimento di una scala millimetrica di riferimento per il fuoco di precisione, davvero utile nei calcoli, non infrequenti sull’8x10”, circa la distanza iperfocale e la profondità di campo (in ogni caso non è difficile aggiungere, come ho fatto io, una pratica scala millimetrica adesiva).
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La StenopeiKa Leonardo 8x10” Mark II rappresenta un notevole sforzo da parte del suo ideatore e costruttore, Samuele Piccoli, di proporre uno strumento al top di gamma che superasse i difetti della prima versione mantenendone pregi e impostazione di base. Secondo il mio parere operazione perfettamente riuscita. La nuova Leonardo è bella e attraente, con il suo mix di legno e metallo, proprio come la Mark I. Caratteristiche generali, peso e dimensioni del tutto simili. Ma in realtà il resto è tutto nuovo: attraverso una notevole semplificazione e razionalizzazione della meccanica, al lavoro sull’ispessimento delle componenti metalliche e all’inserimento di nuove soluzioni, la Leonardo MK II ha enormemente guadagnato in termini di robustezza e stabilità, garantendo all’utente un flusso di lavoro sicuro, affidabile e ripetibile. Questo è in effetti il cuore del nuovo progetto, una fotocamera che, pur nell’impostazione di lavoro simile agli altri modelli della casa di Pistoia, e in generale delle folding di questo tipo, fa un grosso passo avanti in quello che di fatto è il fondamentale di ogni strumento: permettere all’utente di concentrarsi sull’immagine, accompagnarlo senza impedimenti alla realizzazione dell’idea. Non è poco di questi tempi, ed infatti non è un caso se personalmente ho scelto la Leonardo per il mio lavoro sulle montagne Abruzzesi.
Pro
Robustezza, stabilità, semplicità meccanica, estetica.
Contro
Alcuni dettagli meccanici, swing posteriore scomodo.
Prezzo
2997€ +IVA
Collegamenti utili
- Sito web StenopeiKa
- Pagina web del progetto fotografico sul Velino-Sirente
Giulio Speranza, 31 dicembre 2023